Vuoi coltivare bambù? Cerchi nuove idee imprenditoriali in agricoltura? Vuoi sapere quanto costa avviare un impianto di produzione bambù in Italia? Leggi l’articolo e scoprirai molte cose al riguardo!!!
Oggi, qui si Aprire Azienda, vedremo come coltivare bambù in Italia e generare redditto.
Il bambù è una risorsa naturale importante con interessanti prospettive future ma ancora sottostimate nel nostro paese.
Attualmente, in tutto il mondo vengono utilizzate circa 20 milioni di tonnellate annue. Più della metà è concentrato nelle aree più povere del pianeta.
Il fatturato totale dal commercio del bambù e dai suoi derivati e’ stato stimato intorno ai 5 miliardi di dollari ed è in continua crescita.
L’idea di avviare una coltivazione di bambù si integra con le decine di articoli presenti qui sul blog per diventare imprenditori agricoli e avviare con successo un’azienda agricola.
Grazie agli incentivi infatti, è possibile cambiare vita e aprire un’attività agricola in proprio.
Tuttavia, nonostante l’apparente bellezza, non è possibile improvvisarsi imprenditori agricoli perché servono anni di esperienza e un notevole impegno.
I tempi in cui bastava saper coltivare sono purtroppo lontani, un bravo imprenditore oggi deve avere tutta una serie di qualità e competenze che vanno al di là della sola coltivazione.
Un’azienda agricola, o un coltivatore diretto, per sopravvivere sul mercato, deve produrre prodotti di qualità ma soprattutto deve essere in grado di presentare il prodotto al cliente finale.
Per aiutare gli aspiranti imprenditori agricoli, ho scritto un ebook dedicato proprio al settore agricolo. Se vuoi aprire un’attività agricola ma non sai come fare, l’ebook è un ottimo punto di partenza.
Per saperne di più, clicca il link sottostante:
Azienda agricola 2.0: ideare e creare un business agricolo di successo
Detto ciò, ritorniamo al tema centrale dell’articolo, e cioè come avviare una coltivazione di bambù in Italia.
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Perché coltivare bambù
Il bambù è una pianta miracolosa.
Senza addentrarci eccessivamente nella tassonomia, il bambù è formato da diversi generi di piante perenni sempre verdi che crescono spontanee in un vasto areale in tutto il mondo.
Nella foto qui sotto, vediamo in dettaglio le aree dove il bambù è presente in modo spontaneo.
Come vedi, in Europa non esistono specie spontanee ma è comunque possibile coltivarle. Le coltivazioni
più estese sono situate principalmente nella fascia tropicale e subtropicale in Asia, America Latina ed Africa.
Altrettanto numerose sono le specie adattate al clima temperato come il Laos, Cina, il Giappone, la catena Himalayana, l’Europa e l’America settentrionale.
A seconda della specie, le piante sono alte pochi centimetri fino a diversi metri di altezza. Sono diverse le specie coltivabili, e la scelta sarà influenzata dall’uso che vogliamo farne.
L’introduzione del bambù in Italia è attribuita al botanico Orazio Fenzi nel 1884. Fino a pochi anni fa, in Italia il bambù era utilizzato solamente come pianta ornamentale, ma questa funzione è altamente riduttiva perché il potenziale del bambù è quasi infinito.
Se hai visitato l’Asia, ti sarai forse accorto che le impalcature per l’edilizia sono fatte in bambù piuttosto che ferro.
Infatti, il bambù è considerato l’acciaio vegetale per molti popoli asiatici e viene utilizzato per la costruzione di case e addirittura palazzi.
La sua fama è data dalla sua straordinaria resistenza agli sforzi meccanici, dalla sua elasticità e dal peso leggero.
Esemplare è il caso di un’intera industria costruita con il bambù.
Il bambù è una pianta con il fusto cavo circolare che resiste agli sforzi e per questo è stata usata sin dall’antichità per molti scopi.
La tradizione che è ben radicata in Asia, sta giustamente prendendo sempre più spazio anche qui in Europa perché l’utilizzo del bambù è una pratica sostenibile di utilizzo delle risorse naturali.
Un altro motivo per coltivare bambù nel proprio terreno è la forte capacità del bambuseto di contrastare l’erosione del terreno e il dilavamento, ideale per contrastare inondazioni e consolidare le scarpate.
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Utilizzi del bambù
Abbiamo visto che in molte parti del mondo, il bambù è utilizzato nelle costruzioni e non solo. Sono diverse le destinazioni d’uso del bambù, tra i più importanti riporto l’utilizzo nella costruzione di mobili, infissi e pavimenti.
Altri utilizzi commerciali vede il bambù impiegato nella produzione di oggettistica e della carta.
Altro utilizzo storico e molto importante del bambù è quello nel settore tessile.
Parallelamente all’utilizzo della canna di bambù matura, interessante è l’utilizzo del germoglio fresco come alimento fresco.
Largamente utilizzato nella cucina asiatica, i germogli di bambù sono un alimento sano perché ha un basso apporto calorico, quindi particolarmente indicato per persone con problemi di salute, e ha una serie di vitamine e sali minerali importanti per la salute.
Tra i più importanti, ricordiamo le vitamine del gruppo B, il manganese, rame, potassio, ferro e calcio.
Il mercato alimentare ed edilizio del bambù vedrà necessariamente un aumento esponenziale nei prossimi anni per due ragioni: la prima, quella legata all’alimentare, per l’aumento di persone vegetariane e vegane alla ricerca di alternative valide alla carne, inoltre per la presenza importante di popolazioni asiatiche nel nostro paese.
La seconda ragione, quella legata all’edilizia, per la crescente consapevolezza del consumatore nell’utilizzo di colture sostenibili rispetto alle foreste primarie finora utilizzate.
Questi fattori, associati anche alla competitività economica, farà del bambù una delle piante più utilizzate nel prossimo futuro.
Specie e generi principali di bambù
Il bambù è un gruppo eterogeneo formato da circa 60 generi differenti. Dal punto di vista tassonomico, la classificazione varia ogni anno con aggiornamenti vari.
I generi più conosciuti sono il genere Arundaria, il genere Bambusa, il Chusquea e il Phyllostachys. Oltre alle specie naturali, nel corso dei secoli sono stati creati dall’uomo diversi incroci per migliorarne le prestazioni.
Il genere Phyllostachys, originario delle zone tropicali dell’Asia ma presente anche nelle zone temperate, raggiunge dimensioni importanti, e pertanto è coltivato per la produzione di legname utilizzato nelle varie applicazioni commerciali.
Un altro carattere importante ai fini della coltivazione è la sua invasività che lo rende un genere apprezzato per il tasso di crescita notevole. All’interno di questo genere ricordiamo il più noto e utilizzato, cioè il bambù gigante.
Un altro genere importante per la coltivazione è il Pseudosasa, utilizzato in tutto il mondo per la costruzione di canne da pesca.
Come coltivare bambù
Possiamo dividere il bambù in due grandi gruppi che hanno caratteristiche ecologiche di crescita differenti, derivanti dalla modalità di crescita dei suoi rizomi (modificazione del fusto con funzioni di riserva).
Il primo gruppo ha il rizoma che cresce orizzontalmente a grandi velocità, generando gruppi molto fitti a carattere invasivo.
Sono presenti nelle zone temperate e comprendono i generi Phyllostachys e Pleioblastus. Il secondo gruppo ha rizomi con crescita più lenta e circolare, tipiche delle zone tropicali.
I rizomi sono la parte sotterranea della pianta, ha la funzione di supporto e colonizzazione di nuovo terreno.
La parte che emerge dal terreno è composta dal culmo o canna e dai rami, entrambe costituite da un sistema di nodi ed internodi tipici della pianta.
Dai rami inoltre spuntano le foglie, lunghe e sottili variabili tra le varie specie.
Per coltivare il bambù, possiamo scegliere di partire dal seme o direttamente dalla pianticella. Alcuni siti di settore evidenziano la difficoltà nel far germogliare il seme, e pertanto diversi coltivatori optano per la seconda opzione.
Se scegli di partire dal seme, asciuga il seme al sole per un paio di ore, successivamente immergilo in acqua pulita per 12-18 ore per la riattivazione e infine piantalo in un vaso con terreno adatto .
Le piantine nate possono essere immesse nel terreno dopo circa 3-4 mesi e non prima perchè sono molto delicate.
I semi di bambù germogliano dopo circa 3 settimane e sviluppano i primi rizomi capaci di generare nuovi germoglio dopo un paio di mesi.
Il nuovo germoglio che nasce dal rizoma ha lo stesso diametro della pianta matura perchè il bambù non cresce per larghezza ma solo per altezza.
Non esiste un periodo migliore per l’impianto perchè dipende molto dal clima del luogo. Il momento migliore può variare dalla tarda primavera al principio d’autunno, evitando le basse temperature invernali.
Il bambù non necessita di pesticidi e l’irrigazione è limitata solamente al primo anno di età e successivamente nei periodo di particolare siccità.
Come avviare una coltivazione di bambù
Nella fase di avvio dell’impianto, sarà importante scegliere una specie con alti tassi di crescita, adattabili al clima temperato italiano e con un’alta qualità e dimensione del fusto prodotto. Infatti, esistono specie che crescono decine di metri e altre che non superano il decimetro.
Attualmente, il bambù gigante presenta tutte le caratteristiche descritte e infatti è una delle specie più coltivate in Italia.
Una volta scelta la specie da coltivare, il consiglio è quello di acquistare piantine di 4 mesi pronte per l’impianto in terreno. Utilizzare i semi può essere interessante ma la germogliatura non è garantita.
Il terreno ideale per coltivare il bambù è un terreno fresco, leggero e ben drenato con ph variabile da leggermente acido, a neutro fino ad arrivare ad uno leggermente alcalino.
Molto importante è avere un terreno coperto dai forti venti, non paludoso e con discreta esposizione solare.
La densità d’impianto è molto importante per la corretta gestione e messa in produzione del bambuseto. Le piantine di bambù gigante vanno impiantate ad una distanza variabile tra un metro e 4 metri, a seconda della densità desiderata.
Le cure sono limitate al primo anno, con pacciamatura del terreno, irrigazione nei periodo secchi ed eventuale concimatura che velocizza la crescita.
I primi germogli che potranno essere raccolti e venduti arriveranno dopo 3-4 anni dalla messa a dimora del bambuseto e i primi culmi da raccogliere dopo circa 5 anni.
Superata la fase iniziale, il bambuseto entra a regime e garantisce un buon reddito variabile a seconda della dimensione del terreno e dalla densità.
Uno dei problemi maggiori per l’agricoltore è riuscire ad inserirsi in una filiera non consolidata come quella italiana. Per ovviare alla mancanza di una filiera il Consorzio Bambù Italia è nato per creare una filiera per gli agricoltori associati.
In alternativa, è possibile contattare direttamente aziende che lavorano il materiale, contrattando prezzi direttamente con il cliente finale.
I germogli freschi possono invece essere venduti ai commercianti stranieri o in alternativa presso mercati o vendita diretta.
Molto interessante il video di approfondimento qui di seguito riportato.
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Il bambuseto deve essere ben diviso dalle altre colture, altrimenti si rischia i danni dovuti alla sua invasività.
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Attenzione, la coltivazione di bambù non deve essere attività esclusiva dell’azienda agricola ma solamente come integrazione ad altre attività.
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Coltivare bambù: considerazioni finali
Avviare una coltivazione di bambù in Italia è una pratica che avrà certamente un grande utilizzo nel prossimo futuro e si integra perfettamente in un’azienda agricola multi reddito, ideale per garantire la sostenibilità del progetto.
Un imprenditore agricolo di successo ha diverse fonti di entrate e non limita lo sviluppo aziendale ad una sola, o poche colture. Coltivare bambù, oltre che redditizio, è una forma di lotta sociale che si oppone all’uso indiscriminato delle risorse naturali.
Uno sviluppo sostenibile è la sola via che possiamo intraprendere come società, e pertanto auspichiamo un utilizzo sempre maggiore del Bambù in Italia come alimento, come materiale di costruzione e tessile.
Per approfondire le tematiche sul business agricolo, ti consiglio ancora una volta l’ebook “Azienda agricola 2.0: ideare e creare un business agricolo di successo“. Oltre alla burocrazia, trovi tutte le informazioni per creare un’attività in agricoltura di successo.
Se apprezzi l’impegno nel ricercare e riportare le informazioni sul blog, sarei felice se tu decidessi di condividere l’articolo nei social network e di commentare.
Grazie, Alessandro
p.s: ti saluto con questa testimonianza da un agricoltore italiano
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Ciao Alessandro
anzitutto complimenti, come sempre i tuoi articoli sono interessanti e ben spiegati.
E’ da tempo che sto cercando di approfondire l’investimento in bambù gigante, perchè quello che promette il consorzio del bambù è davvero eccessivamente conveniente, mi preoccupa per essere un’abile esca per entrare in un progetto con relativo costo che solo dopo 3 anni puoi realmente verificare se sia o meno un imbroglio. Questo perché loro ti vendono le piante e ti aiutano a coltivare il campo con la promessa che dopo 3 anni ti ricomprano il germoglio con una prima rendita, e dopo 4 anno si inizia con il primo taglio del bambù con rendite oggettivamente uniche di tutto il settore agricolo. Considerato che ci sono anche delle sovvenzioni mi sembra un abile progetto per fare cassa e chiudere loro i battenti prima che si compiano i 3 anni che andresti a reddito. Comunque fanno un contratto che non prevede penali e che possono non onorare. La prima cosa che ho chiesto è se ci fossero coltivatori già in reddito quindi che hanno superato i 3 anni, ma caso strano hanno iniziato le piantagioni solo dal 2014 quindi neanche queii poveri imprenditori hanno la certezza se davvero il consorzio onorerà il contratto di ritiro del coltivato. Poi non sono convinto che abbiano una struttura che possa raccogliere i germogli per tutta Italia dove stanno facendo bamseti. Mi piacerebbe un tuo parere in merito, visto che sei spesso diffidente ai redditi facili che promettono vitalizzi quasi da parlamentari!
Ciao Riccardo, il tuo intervento è molto interessante grazie per averlo condiviso. Nel merito della questione, io non ho dati sufficienti per schierarmi, non lo so perché non ho mai avuto opportunità di confrontarmi con un agricoltore di lungo corso di bambù, e dalle mie parti non ci sono aziende che io conosca da contattare.
Questo non toglie comunque la possibilità di fare un test per diversificare le colture in atto, discorso diverso avviare un’azienda agricola di solo bambù, quello sarebbe un salto nel vuoto.
Complimenti per l’ articolo, io ho piante di bambù, non so la qualità, comunque si possono ricavare innumerevoli prodotti, il mio problema è che sono a livello zero su come creare prodotti, dispongo delle piante, al momento l’ unica cosa che posso fare e non ho ancora attuato è mettere in vendita le piante su ebay
ciao Alessandro, cercando nuove idee imprenditoriali in agricoltura ho trovato il tuo articolo del 2015. Ho in terreno di ca. 1.3 ettari nel Salento e sono alla ricerca di idee innovatrici. Cosa ne pensi della coltivazione delle bacche di goji ? Ho pensato anche al pistacchio ma mi sembra di capire che ci vogliono parecchi anni prima che la piantagione sia redditizzia. Grazie.
Devi contattare le cooperative di acquisto prima di coltivare una particolare coltura, ad esempio se produci miele non avrai problemi a piazzarlo sul mercato, le bacche sinceramente non saprei.
Ciao Alessandro qual’è il codice Ateco per avviare una coltivazione di bambù ?
sempre la stessa foto…