Il recente boom del mercato della cannabis light in Italia ha aperto nuove ed interessanti opportunità per gli agricoltori italiani che possono decidere di investire in questa nuova e potenzialmente lucrosa coltura. Buona lettura.
Sei un imprenditore agricolo italiano o aspirante tale in cerca di nuove idee di business in agricoltura?
Bene, sei giunto nel posto giusto perché voglio proporti un’idea di coltura molto interessante per chi decide di avviare una nuova produzione e cioè la coltivazione di cannabis legale.
La canapa è coltivata da diversi anni ormai, ma quando parliamo di cannabis legale intendiamo le cosiddette infiorescenze, la sola parte della pianta contenente i principi attivi come l’ormai famoso THC e CBD.
Il boom della cannabis light in un solo anno ha creato una nuova ondata di entusiasmo in molti imprenditori agricoli che hanno fiutato l’opportunità di coltivare cannabis per ricavare le ormai famose infiorescenze di canapa a basso livello di THC.
Da qui l’idea delle aziende agricole di investire in questa nuova coltura facile da far crescere e produce infiorescenze molto richieste dal mercato.
Nonostante questo possa sembrare una grandiosa novità, in realtà la storia della coltivazione della canapa in Italia e non solo ha origini antichissime: le prime prove storiche dimostrano come i semi fossero già coltivati e utilizzati a scopo tessile già nel Neolitico; mentre in Italia alcuni documenti attestano il suo commercio ed utilizzo dove grazie alle quattro potenti Repubbliche Marinare le fibre erano la fonte primaria per le cime e vele usate sulle navi commerciali.
Prove di utilizzo domestico è testimoniato dalle numerose tovaglie di canapa, prodotto tipico dell’artigianato romagnolo di quei tempi.
La massima espressione della coltura della canapa avvenne nel nostro paese nel secolo scorso, agli inizi del novecento eravamo infatti i primi produttori mondiali con ben 90.000 ettari di coltura.
Nonostante i successi e i numerosi benefici della canapa, a seguito della campagna infamante di demonizzazione contro una pianta partita dagli Stati Uniti d’America per favorire le lobby del petrolio e delle plastiche sintetiche, la coltivazione della canapa venne abbandonata per decenni fino a pochi anni fa quando la legge 242 del Dicembre 2016 mise finalmente fine ad uno dei divieti più subdoli e dannosi della storia dell’uomo.
Grazie alla legge, finalmente gli imprenditori agricoli italiani sono autorizzati a produrre questa fantastica pianta dai mille utilizzi.
Canapa o Cannabis Sativa: cenni generali
Originaria dell’Asia e sacra per la religione induista, la Cannabis o canapa è un genere di piante della famiglia della Cannabaceae.
Sebbene alcuni autori riconoscono una sola specie, la Cannabis Sativa, altri autori includono altre due specie, la Indica e la Rudimentalis.
La canapa è una pianta erbacea con ciclo annuale che cresce facilmente in quasi tutte le condizioni climatiche italiane. La semina avviene in primavera, mentre la fioritura e quindi la raccolta avviene nella tarda estate, inizio autunno.
Le piante sono sia monoiche (strutture maschili e femminili sulla stessa pianta) sia dioche (piante con sessi separati).
In passato la coltivazione della canapa era assai sviluppata per via dei suoi tanti utilizzi: dal fusto infatti si ricava un materiale tessile molto resistente particolarmente adatto alla produzione di tessuti, corde, eccetera, dai semi si ricava un eccellente olio, o in alternativa una farina particolarmente ricca di nutrienti, mentre dai fiori e dalle foglie si ricava biomassa e infiorescenze.
Nonostante i benefici della coltivazione della canapa, i suoi numerosi usi industriali andarono contro una delle lobby più potenti al mondo, quella del petrolio.
Negli anni 30 infatti, dalla canapa si realizzavano plastiche, tessuti, cellulosa, carta e combustibili che inevitabilmente rappresentavano una minaccia per la lobby petrolifera che iniziò quindi una vergognosa campagna diffamatoria contro la pianta della cannabis che vive ancora oggi.
Come scusa venne usato il THC, uno dei cannabinoidi contenuti nella resina delle infiorescenze femminili che ha effetti psicoattivi blandi sull’essere umano.
Catalogando questa sostanza come stupefacente paragonandola a droghe ben peggiori, la cannabis venne criminalizzata e quindi vietata la coltivazione, il commercio e l’utilizzo.
Finalmente, a quasi 100 anni di distanza, le evidenze scientifiche circa i benefici della cannabis sia sull’ambiente, sull’industria e sulla salute umana sono venuti a galla, riaprendo di fatto il dibattito sulla messa in commercio di tale pianta.
Attenzione al THC
L’agricoltore che vuole iniziare a coltivare legalmente canapa in Italia deve assolutamente seguire le linee guida stabilite dalla legge del 2016.
Quando parliamo di canapa, inevitabilmente ci ritroviamo a parlare dei cannabinoidi, sostanze chimiche naturali contenute nella cannabis che hanno la capacità di interagire con i recettori cannabinoidi nell’essere umano.
Le due sostanze principali sono il CBD e il THC. Il primo non ha effetti psicoattivi degni di nota, ha piuttosto effetti rilassanti, anticonvulsivanti, antidistonici, antiossidanti, antinfiammatori, favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico.
Il secondo invece, il THC ha effetti psicoattivi ad alte concentrazioni e pertanto il suo contenuto massimo è normato dalla legge italiana. Se infatti non ci sono limiti di contenuto per il CBD, per il THC non si deve superare lo 0,2%.
In Italia è infatti consentita esclusivamente le varietà di canapa certificate a livello europeo, varietà iscritte in elenco , i sementi dovranno essere etichettati, registrati e le fatture di acquisto mantenute per minimo un anno.
Acquistare e quindi piantare solamente sementi certificati garantisce di avere un contenuto di THC che non superi lo 0,2%, quantità massima tollerata dalla legge italiana.
La legge sulla canapa in vigore dal 14 gennaio 2017 ha decretato che non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di THC al massimo dello 0,2%, con una tolleranza ammessa dello 0,6%.
In passato esisteva l’obbligo di richiedere l’autorizzazione alla polizia, mentre ora l’imprenditore agricolo deve solamente conservare i cartellini delle sementi e le fatture di acquisto per un anno.
Le forze dell’ordine si riservano il diritto di controllare i raccolti che dovranno necessariamente avvenire in presenza del titolare dell’azienda che ha il diritto di fare delle contro analisi del campione prelevato.
Se nella sfortunata ipotesi il raccolto dovesse superare la soglia di tolleranza dello 0,6%, la coltivazione sarà distrutta o sequestrata senza conseguenze penali per l’agricoltore.
Se si seguono le semplici linee guida, cioè piantare solamente semi registrati con cartellino, l’agricoltore può dormire sonni tranquilli.
Tipi di coltivazione di canapa legale
La cannabis è una pianta piuttosto versatile che si presta a varie tipologie di coltivazione a seconda degli scopi.
La più facile e comune metodologia è quella a campo aperto, conosciuta anche con il nome di coltivazione outdoor, dove a inizio stagione si prepara il terreno con i normali mezzi di lavoro meccanico per poi passare alla semina, alla cura delle piante, alla raccolta e alla seccatura.
Questa è la coltivazione preferita per chi coltiva canapa per la raccolta del seme dove l’impollinatura non crea problemi in quanto l’obiettivo sono i semi che verranno poi trasformati in farine o olio per l’uso alimentare.
Questa è anche la coltivazione preferita per chi ha scelto la canapa tessile per la produzione di tessuti, carta, eccetera.
Il discorso si complica un pochino per chi invece coltiva per la parte più pregiata del raccolto, la famosa infiorescenza femminile della canapa dalla quale si ricaverà il fiore vero e proprio ricco di cannabinoidi.
E’ questa la parte più pregiata della pianta che avrà quindi prezzi di vendita nettamente maggiori, tuttavia il prezzo finale sarà legato alla qualità.
Per avere qualità eccellenti molto richieste dal mercato, le condizioni climatiche dovranno essere controllate giornalmente, controllo che di fatto obbliga il coltivatore a organizzare una coltivazione controllata.
Le vie sono essenzialmente due, la serra o l’indoor.
Per la produzione di infiorescenze, generalmente si pianta all’esterno nelle prime fasi vegetative, successivamente arriva la fase più importante di smaschiamento, cioè i maschi verranno eliminati per evitare l’impollinazione che metterebbe a rischio la produzione dell’infiorescenza femminile, mentre le femmine verranno portate all’interno della serra o dell’impianto chiuso.
In questo modo si potranno controllare fattori importanti come esposizione di luce, umidità e temperatura che decideranno il futuro contenuto di terpeni responsabili dell’aroma finale.
Come coltivare cannabis light
Come ogni aspirante coltivatore di canapa legale, avrai delle domande, cercherò di risponderti in maniera chiara e sintetica.
Il primo quesito probabilmente sarà quello sull’investimento iniziale per coltivare in pieno campo, outdoor.
Rispetto ad altre colture, l’impegno economico non è eccessivo, tuttavia l’impresa risulterà assai più facile per chi già lavora in agricoltura e ha i macchinari e l’esperienza necessaria.
Coltivare cannabis light è paragonabile a qualsiasi altra coltura agricola, senza esperienza e capitali sarà difficile iniziare.
Se sei già un imprenditore agricolo non avrai difficoltà particolari, la canapa è una pianta forte e facile da coltivare, tuttavia per raggiungere la migliore qualità dovrai sperimentare.
Se decidi di coltivare outdoor, oltre alla classica aratura, cui seguirà necessariamente una fresatura per affinare il terreno, dovrai installare un impianto di irrigazione.
Nonostante la canapa sia una coltura storicamente realizzata in asciutta o al limite con le irrigazioni di soccorso, a seconda del tempo che dedichiamo a questa attività o del budget che abbiamo a disposizione potremo scegliere un tipo di irrigazione piuttosto che un altro.
Tra le varie opzioni, uno dei migliori è quello a goccia: si tratta di un sistema che, collegato per mezzo di piccoli tubicini, ha il compito di trasportare l’acqua da un recipiente o deposito fino ad ogni singola pianta della coltivazione.
Questo sistema è valido sia per l’outdoor sia per l’indoor.
Importante è avere un annesso agricolo appositamente costruito per le lavorazioni post raccolto come l’essicazione, la pulitura delle cime e la conservazione del prodotto.
La fase post raccolto è infatti quella più importante perché è questa fase che determinerà la qualità finale del prodotto.
Tra un fiore di qualità vendibile anche a 3000 euro al grammo ad avere il classico canapone per infuso la differenza economica è notevole.
Le condizioni all’interno della struttura dovranno essere controllate per evitare produzione di muffe e altro, al riguardo i coltivatori si stanno organizzando con l’istituzione di un disciplinare di produzione per garantire un prodotto di qualità.
Questo disciplinare sarà l’apripista per una regolamentazione sicura del consumo di canapa, ad oggi infatti è previsto solamente l’utilizzo dei semi e dei suoi derivati, mentre esiste un buco normativo per i fiori.
Tenendo conto delle varie variabili, una stima di investimento su un ettaro può andare dai 8 mila ai 12mila euro, sementi comprese. Ovviamente tutto sarà più facile per chi ha già il terreno e i macchinari necessari.
Parlando di terreni, la Cannabis sativa predilige terreni ricchi di sostanza organica, ben drenanti che impediscono il formarsi di ristagni d’acqua.
La canapa è fondamentalmente una coltura rustica e resistente che ben si adatta ai vari terreni seppur ricchi di nutrienti che possono essere apportati attraverso un ammendante organico come il letame o l’humus di lombrico.
Il concime può essere disposto in campo a ridosso dell’aratura invernale oppure si può prevedere l’utilizzo dell’urea o di concimi nitrici granulari al momento del trapianto.
Ciò nonostante, nel primo ciclo di coltivazione può anche non essere prevista nessuna concimazione a patto che il terreno non sia stato eccessivamente sfruttato negli anni precedenti.
La canapa piantata in primavera, verrà raccolta in tarda estate/inizi autunno a seconda del periodo di semina e del clima.
Le infiorescenze vanno raccolte quando i fiori hanno raggiunto la massima compattezza con i pistilli scuri , quando il grado di maturazione arriva al culmine e la presenza di resina massima.
Ovviamente se coltiviamo in pieno campo dobbiamo tenere conto anche delle condizioni atmosferiche e fare una stima sul miglior periodo di raccolta anche in base a questo.
Per quanto riguarda i potenziali ricavi, mediamente un ettaro di terreno contiene circa 5000 femmine che produrranno circa 100 grammi di fiore secco con un raccolto totale di circa 500 Kg ettaro.
I prezzi di vendita all’ingrosso sono molto variabili, si parte dall’outdoor di scarsa qualità che parte dai 100 euro al chilo, fino a raggiungere i 3000 euro al chilo per le migliori infiorescenze indoor.
Il prezzo infatti varia in base alla qualità determinata dalla genetica della pianta, dalla bravura dell’agricoltore nelle varie fasi e da un pizzico di fortuna che non guasta mai.
La fase post raccolta è un aspetto è importantissimo per avere un prodotto di elevata qualità.
Parlando di autorizzazioni, a seguito della già citata legge del 2016 non si necessitano permessi previ, basta possedere i requisiti specifici per l’imprenditore agricolo.
Nonostante ciò, dichiarare la propria coltivazione di canapa legale alle autorità può evitarti spiacevoli inconvenienti.
Coltivare cannabis legale in Italia: considerazioni finali
Con decine di migliaia di posti di lavoro in attivo e altrettanti sulla linea della partenza, il mercato della cannabis light è un valore da difendere dalle lobby che vorrebbero vedere questa pianta sparire.
E i motivi sono facili da capire, il business dei psicofarmaci sintetici e delle droghe illegali sono più floridi che mai, e la cannabis rappresenta il loro nemico naturale.
Grazie alle sostanze contenute nella cannabis le lobby si vedrebbero ridurre i loro profitti da capogiro, loro non possono certo permettersi di fare informazione libera e sincera, per loro è conveniente continuare con questa caccia alle streghe che porta il nostro paese indietro di decenni.
E allora, con forza gridiamo, evviva il mercato della canapa legale, motore economico in grado di generare ricchezza per tutto il sistema economico italiano.
Salve, sto per aprire un’azienda in questo ambito, però non trovo un codice ateco adatto. La canapa è contemplata solo per le fibre tessili, mentre come infiorescenze avevo pensato di utilizzare il codice per le spezie. Lei cosa consiglia? Peccato che non ci sia ancora una normativa specifica, soprattutto per l’indoor che non può essere condiserato una vera e propria Serra.
Grazie
Cordiali saluti
Ti consiglio di chiedere al commercialista
Vorrei saperne di più su questo tipi di attività, grazie anticipatamente
È possibile conoscere un agronomo specializzato nella coltivazione della canapa in Sardegna? Grazie!