Carne , latte e derivati restano alla base dell’alimentazione degli italiani. Ecco perché gli allevamenti di bovini restano una risorsa di fondamentale importanza per il nostro paese.
Coloro che vogliono aprire un’azienda agricola devono saper differenziare le attività e tra le varie opportunità disponibili, una potrebbe essere quella di allevare bovini.
Al mondo esistono moltissime tipologie di bovini ma la prima differenza che viene fatta, nell’ottica dell’allevamento, è quella relativa alle loro attitudini, da quella definita semplice, passando per la duplice, fino ad arrivare alla triplice.
Nel primo gruppo rientrano le razze con una predisposizione funzionale alla produzione di latte o carne.
Nel secondo le razze che vengono allevate specificamente a tale scopo, mentre nel terzo gruppo va ad aggiungersi l’uso per finalità lavorative.
Se oggi entriamo nelle stalle degli allevamenti italiani, la provenienza dei bovini presenti é sia francese che nazionale.
I vitelloni provengono prevalentemente dalla Francia e arrivano presso gli allevamenti del nostro paese quando il loro peso si aggira attorno ai 300 kg, rimanendo in stalla per circa 6 mesi.
In questo periodo di tempo, gli animali possono nutrirsi quando vogliono, avendo sempre disponibile cibo e acqua, poiché la lunghezza e la disposizione delle mangiatoie permettono ad ognuno di loro di avere il proprio spazio per alimentarsi in totale tranquillità.
Le aree sono organizzate per garantire a tutti libertà di movimento e la possibilità di riposare coricati. I box sono protetti dagli agenti atmosferici esterni e allo stesso tempo ventilati nei periodi più caldi.
Vengono regolarmente effettuate operazioni di pulizia e il letame viene spesso utilizzato per la concimazione dei terreni.
I bovini si nutrono di mangimi completamente vegetali con integrazioni di farina di mais, polpa di barbabietola, soia e paglia.
Da anni gli allevamenti sono orientati al totale benessere degli animali, nell’interesse di tutti, così come alla scelta di un’alimentazione assolutamente sana, quanto più simile a quella che il bestiame sceglierebbe nel caso dell’allevamento estensivo.
Il più diffuso bovino da carne: la piemontese
L’allevamento del bovino da carne è una delle attività zootecniche maggiormente diffuso in molte regioni italiane, in particolare nel Piemonte.
Tra le razze allevate, particolare rilievo assume La Piemontese che interessa circa 6000 aziende distribuite in tutta la regione e che conta circa 400 mila capi in totale, risultando la più diffusa razza autoctona italiana.
Sommando tutte insieme le razze di bovini più diffuse in Italia, si ottengono all’incirca i numeri della piemontes.
L’allevamento oggi si sta concentrando in strutture professionali: la stalla media, può contenere oltre 60 capi.
Nel tempo sono state sviluppate numerose e specifiche tecniche che riguardano da un lato la stabulazione e dall’altro le tecniche di alimentazione.
La Piemontese, da questo punto di vista, non ha grosse esigenze e si tratta di una razza eccezionale dal punto di vista della produzione della carne. Va comunque sottolineato che per ingrassare adeguatamente un vitellone piemontese c’è la necessità di fornire i alimenti adeguati, con grande attenzione a cereali e foraggere.
Il più diffuso bovino da latte: la frisona
Per iniziare a parlare di razze bovine da latte dobbiamo parlare della frisona italiana perché si tratta della razza più diffusa in termini di produzione latte sul nostro paese.
Le frisone registrate nel libro genealogico dell’Associazione Nazionale Italiana degli Allevatori, solo quelle nate nel nostro paese, anche se in realtà la loro storia parte dalle prime mucche importante dell’Olanda nel 1800.
Successivamente sono stati effettuati incroci genetici con elementi di tipo canadese e di tipo statunitense, per cui oggi nel mondo si parla di frisona italiana, pur tenendo conto che tutti i ceppi hanno un sanguinamento delle razze provenienti da tutte le parti del mondo.
E’ adatta sia all’allevamento a stabulazione fissa che all’allevamento a stabulazione libera. Gli adulti hanno misure e peso si aggirano attorno ai 550 kg per un’altezza di 1,30 -1-50 mt, ma in questa razza, diffusa a livello mondiale, la variabilità genetica è considerevole.
Si tratta di bovini molto docili, con grande apertura del bacino che consente loro anche di aver dei parti piuttosto agevoli, soprattutto se inseminate da tori che danno vitelli piccoli alla nascita. Questa razza inoltre risulta sempre particolarmente idonea alla mungitura, anche attraverso i più moderni sistemi e tecniche.
L’importanza dei derivati del latte nell’alimentazione nazionale
Latte e prodotti derivati, sono importantissimi nella cultura alimentare, in particolare degli italiani. I formaggi forniscono una serie di nutrienti ad elevata qualità nutrizionale, come proteine e grassi, ma soprattutto sono importanti per il contenuto di calcio.
Nell’alimentazione degli italiani coprono oltre il 50% dei fabbisogno, soprattutto per i ragazzi in crescita e per le donne dopo la menopausa o in gravidanza e durante l’allattamento.
I prodotti lattiero-caseari sono quindi estremamente importanti e le indicazioni di consumo, fornite dall’ Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, sono quelle di consumare due o tre porzioni di prodotti lattiero-caseari alla settimana, partendo dal semplice latte, passando per yogurt e formaggi vari.
Ogni porzione equivale a 100 grammi di formaggio fresco (per esempio la mozzarella) o di 50 grammi nel caso di formaggi stagionati come ad esempio grana o parmigiano.
L’impegno delle aziende per la sostenibilità ambientale
Oggi la maggior parte delle grandi aziende operano sempre più nell’ottica della compatibilità ambientale. Secondo alcuni studi l’agricoltura italiana, produzione animali incluse, contribuisce per il 7% alle emissioni di gas serra su scala nazionale.
Ed è anche responsabile emissione di altre sostanze inquinanti, quali ammoniaca e polveri sottili. Tra le produzioni animali, l’allevamento bovino rappresenta il principale responsabile di alcune di queste emissioni di metano e ammoniaca, che sono rilasciati principalmente in seguito alla ruminazione alle deiezioni prodotte.
In questo contesto è intervenuto tra l’altro il programma di sviluppo rurale di diverse regioni italiane che identifica tra le sue priorità un uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni, per rispettare l’ambiente.
Questi obiettivi possono essere raggiunti incentivando gli investimenti nelle aziende per ridurre le emissioni di gas serra e tutelare il clima.
Chiaramente c’è molto da fare, poichè diminuire l’ammoniaca e diminuire il metano, significa intervenire su molti aspetti dell’allevamento, a partire dall’alimentazione degli animali, per poi finire con la gestione delle deiezioni.
Proprio da quest’anno sono stati inoltre introdotte nuove regole e nuovi limiti e gli obiettivi per il prossimo decennio sono ambiziosi e volti proprio alla tutela ambientale, anche attraverso ulteriori misure di controllo delle emissioni di ammoniaca: certamente le aziende saranno chiamate ad effettuare nuovi investimenti in maniera oculata in modo da arginare il pericolo di perdite economiche, ottimizzando al massimo la resa: in questo senso hanno un ruolo di fondamentale importanza le associazioni di categoria, oltre alle diverse amministrazioni e ai tavoli di coordinamento, sia a livello regionale che nazionale ed europeo, affinché gli allevatori siano in grado di affrontare i cambiamenti attraverso soluzioni efficienti e condivise.
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