L’Italia si sa non è amica degli imprenditori. Tra leggi che cambiano di continuo, tra enti governativi che non si parlano tra loro, tra leggi che risalgono a prima della seconda guerra mondiale, per poi finire ad avere una delle tassazioni più alte al mondo senza poi ricevere indietro servizi adeguati, è facile capire perché sempre più italiani preparano le valigie e si trasferiscono per aprire un’azienda all’estero.
Senza essere troppo ambiziosi, si potrebbe veramente scrivere decine, anzi no centinaia, di pagine sui motivi per cui si dovrebbe investire all’estero piuttosto che in Italia, tuttavia non è questo lo scopo dell’articolo.
Qui voglio parlare di altro e cioè di come ci si dovrebbe comportare prima e durante l’apertura di una società all’estero.
Attirati da una minore burocrazia e da tasse più basse rispetto al nostro paese (entrambe le cose sono facilmente raggiungibili fuori dai confini italiani), imprenditori e aspiranti tali tendono ad abbassare la guardia e investire con leggerezza.
Se è vero che poche tasse e facilità d’impresa sono importanti, dall’altra non ci si deve far prendere dall’entusiasmo e sottovalutare i rischi che il business all’estero comporta.