Conviene ancora aprire un distributore di benzina in Italia?

Lo sapevi che l’Italia è il paese numero uno in Europa per numero di auto per abitanti? Noi non siamo primi per facilità d’impresa, non siamo primi per minore tassazione fiscale, no noi siamo primi sul numero di automobili.

Il motivo di tale primato probabilmente si fonda sull’inefficienza dei trasporti pubblici, sulla nostra poca voglia di condivisione e chissà quali altre ragioni.

Fatto sta che il parco macchine in Italia conta ben 37 milioni di mezzi che, se da una parte inquinano l’aria delle città, dall’altra offrono delle opportunità imprenditoriali come quello dell’apertura di un distributore di benzina.

Questa impresa può avere degli importanti riscontri economici, comunque è bene precisare che l’investimento iniziale richiesto è molto alto, specialmente se si vuole creare un distributore ex novo.

Per chi si vuole cimentare nell’impresa ci sono infatti diverse vie da percorrere, alcune più facili, altre molto più impegnative.

Si può partire ad esempio prendendo in gestione un distributore di benzina già avviato che per un motivo o per un altro deve cambiare proprietario.

Per farlo, ti basterà digitare sui motori di ricerca “gestione distributore benzina” e spulciare i vari annunci.

Attenzione, è bene specificare che di sola benzina si muore e non mi riferisco allo smog cittadino, ma alla bassa redditività dell’attività di fornitura carburanti.

Sentendo le varie opinioni dei vari gestori di benzina, la verità che viene fuori è sempre e solo una: i veri guadagni per un benzinaio deriva dalle attività associate alla fornitura di benzina e simili.

Quanto guadagna un distributore di benzina

aprire un distributore di benzinaSe da una parte l’Italia è uno dei paesi più cari al mondo nella vendita dei carburanti, i prezzi stellari non si possono certo additare ai benzinai.

Dato il prezzo di vendita, si è portati a sovrastimare i guadagni, mentre la verità è l’opposto: al benzinaio rimangono pochi centesimi al litro.

Di circa 1,5 euro al litro che il consumatore paga, ben il 70% del prezzo sparisce in accise, tasse ed imposte verso lo stato, mentre con il 30% rimasto il gestore dovrà pagare il carburante, i costi di gestione e del poco che rimane ricavare il suo profitto.

In questo contesto, il margine medio per il benzinaio si aggira intorno ai 3/4 centesimi al litro, quota che rende necessaria la vendita di almeno un milione di litri all’anno per impianti.

L’assurdità della situazione si aggrava quando il gestore si affida ai marchi di benzina più noti che impongono non solo i prezzi dei carburanti, ma anche ulteriori regole sulla gestione dell’intero impianto.

Ecco perché negli ultimi anni sono nati molti punti vendita indipendenti che lasciano più libertà d’azione al titolare del distributore.

L’autonomia dell’impianto permette al gestore la negoziazione dei prezzi all’ingrosso strappando offerte vantaggiose che permettono anche un leggero costo inferiore al distributore che attira molti più clienti.

Guidando per le città italiane, è sempre meno raro infatti incontrare distributori indipendenti che offrono prezzi vantaggiosi rispetto alle solite note aziende di distribuzione carburanti.

Il vero business sono le attività accessorie

Se da una parte il gestore attira clienti con prezzi alla pompa vantaggiosi, dall’altra dovrà fornire una serie di servizi aggiuntivi al cliente che amplieranno di molto l’offerta commerciale e quindi i profitti.

Non solo attività legate all’automobile come il lavaggio esterno ed interno, la vendita di accessori, il cambio d’olio e l’assistenza meccanica, ma anche il servizio bar tabacchi può diventare un’ottima opportunità commerciale.

Non è possibile dare una risposta univoca alla domanda “conviene aprire un distributore di benzina” perché la risposta non potrà essere che un “dipende da mille fattori”.

Dipende dalla concorrenza, dipende dai prezzi all’ingrosso che si ottengono, dipende dalle dimensioni del piazzale, dipende dalle dimensioni della città, dalla posizione se strategica o meno, dalla concorrenza, dalla possibilità di integrare altre attività accessorie e infine dal costo di gestione dell’impianto stesso, da eventuali affitti e dalla presenza di lavoratori dipendenti.

Come aprire un distributore di benzina: permessi e licenze

La normativa stabilisce che gli impianti di distruzione di benzina sono quelle aree destinate al rifornimento di automezzi.

L’installazione e l’esercizio di impianti di distribuzione dei carburanti sono attività liberamente esercitate sulla base dell’autorizzazione di cui al Decreto legislativo n. 32/1998.

Abbiamo visto che esistono diverse tipologie di distributori di benzina, da quelli affiliati alle grandi compagnie, alle pompe bianche indipendenti.

Optare per una o l’altra opzione comporterà infatti due percorsi diversi, così come se si vuole costruire un distributore ex novo o prenderne uno già esistente.

I prerequisiti personali per svolgere l’attività di gestore di impianto sono gli stessi di qualsiasi altro imprenditore e cioè: non avere precedenti dichiarazioni di fallimento e non avere precedenti condanne o pene detentive.

L’iter burocratico inizia con l’ottenimento della licenza petrolifera che si ottiene facendo richiesta al proprio comune allegando le seguenti informazioni:

  • sito di localizzazione;
  •  dimensione delle aree di impianto;
  •  presenza di servizi ed attività integrative;
  • distanze tra impianti a benzine e/o gasolio, metano, gpl.

Contestualmente alla presentazione dell’istanza per il rilascio dell’autorizzazione petrolifera, il richiedente avvia le procedure di natura edilizia secondo le norme vigente in materia.

La richiesta di autorizzazione petrolifera deve indicare, con dichiarazione sostitutiva o autocertificazione:

  •  la generalità, il domicilio ed il codice fiscale del richiedente;
  • la località in cui si intende installare l’impianto;
  • la dettagliata composizione del nuovo impianto;
  • dichiarazione delle distanze di effettiva percorrenza da altri impianti esistenti;
  • dichiarazione dell’avvenuta presentazione del progetto al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco;
  • dichiarazione della presenza dei requisiti richiesti nel caso di impianto dotati di dispositivi self-service con pagamento posticipato.

Alla domanda vanno inoltre allegati:

  • Perizia giurata, redatta da un ingegnere o altro tecnico competente per la sottoscrizione del progetto presentato, attestanti il rispetto delle prescrizioni fiscali, a quelle concernenti la sicurezza sanitaria, ambientale e stradale, alle disposizioni per la tutela dei beni storici e artistici, nonché alle norme di indirizzo programmatico della regione;
  • Attestazione di disponibilità dell’area con sottoscrizione autentica del proprietario;
  • Modelli DAS (ex HTER 16) concernenti la dimostrazione che gli impianti destinati alla chiusura sono attivi e funzionanti o copia dell’autorizzazione alla sospensione dell’esercizio;
  • Copia delle concessioni – autorizzazioni degli impianti oggetto di trasferimento e concentrazione;
  • Disegni planimetrici dell’impianto sottoscritti dal responsabile tecnico del progetto.

La società deve trasmettere alla Regione copia della domanda corredata di tutta la documentazione con timbri di ricevuta del Comune.

Il tempo stimato per lo svolgimento di tutte le burocrazie necessarie può anche arrivare anche ad un anno. Per questo motivo, per l’ottenimento di ogni documento sarà necessaria una pianificazione accurata.

Nel caso della progettazione e realizzazione di un impianto completamente nuovo, i costi si aggirano attorno al mezzo milione di euro.

Se vuoi ridurre l’investimento iniziale, sarai obbligato a seguire la via della gestione di impianto già avviato. In questo caso, devi far valutare lo stato di manutenzione dell’impianto.

Essendo la gestione dei carburanti un’attività pericolosa che coinvolge la sicurezza pubblica, tutti gli impianti dovranno essere a norma e controllati periodicamente.

A seconda del caso specifico, nei contratti in comodato, come quelli di affitto, generalmente, la manutenzione ordinaria è a carico del soggetto che utilizza e quella straordinaria è a carico della proprietà.

In sintesi, se sei il proprietario dell’impianto i costi sono tutti a tuo carico, se gestisci l’impianto dovrai farti seguire da un legale per la stipula di un contratto equo per entrambe le parti.

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