La società cambia, cambiano i costumi, i comportamenti delle persone così come le loro esigenze e necessità. Quello che funzionava e serviva fino a pochi anni fa oggi potrebbe essere superfluo, così come quello che non funzionava in passato, oggi è fonte di successo e guadagno.
Questa constatazione è valida soprattutto per il mondo dell’imprenditoria che si muove molto più velocemente di altri settori come ad esempio quello della politica.
Non è un caso quindi che, da una recente ricerca effettuata dalla Federalimentare, risulta che in Italia in questi ultimi anni sono raddoppiati i consumatori di take away.
Immagina nella società degli anni 60 se avesse mai potuto funzionare un’attività di take away? Certamente no perché le persone avevano ancora il tempo per mangiare a casa per la maggior parte delle volte.
Sempre più persone oggi sono costrette per diverse motivi a stare fuori casa, hanno la necessità di comprare prodotti pratici da trasportare e veloci da consumare.
E il take away si fa interprete di queste esigenze, offrendo la possibilità di scegliere tra tanti prodotti diversi: dal cibo etnico (cucina thailandese, indiana o cinese), ai panini vegetariani, dal sushi giapponese ai tranci di pizza, tutto rigorosamente già pronto per essere portato via.
Molte di queste attività sono situate vicino a importanti centri economici dove la necessità di avere un pasto veloce e gustoso è molto sentito dai lavoratori.
Come ideare un take away vincente
Per avere successo nel mondo dei take away devi creare un format vincente capace di attirare il pubblico.
Per fare un brand chiaro ed efficace devi innanzitutto specializzarti, se vuoi vendere pizza, kebab, sushi, panini, piadine tutto insieme, rischi di creare il classico negozio per panini e perdi l’occasione di pensare ad un brand efficace.
Prendi l’esempio delle attività di patatine fritte, sembra assurdo, ma vendono solo un prodotto e poco più.
Un take away ideato con professionalità vende una categoria di prodotti e poco più.
Vendi solamente piadine, oppure crea un take away di sushi, o in alternativa di arrosticini abruzzesi, ma non vendere tutto a tutti perché rischi di non vendere niente a nessuno.
L’offerta gastronomica è senza dubbio il primo aspetto da considerare. I format di successo propongono in genere piatti dalla caratterizzazione originale, garantendo una buona qualità del prodotto.
Altrettanto importante è l‘ambiente in cui servi il cibo.
I format di take away di successo negli ultimi anni possono essere definiti concept store della gastronomia: tutto, dalle tovaglie ai menu, è studiato nei minimi dettagli per fornire un’esperienza riconoscibile e appagante.
Altrettanto importante è la location, devi conoscere la zona per capire la giusta ubicazione perché spesso il luogo dove apri l’attività determinerà il successo o meno del business.
Abbiamo già detto in apertura di articolo quanto importante sia la vicinanza ad importanti centri economici, oppure zone di passaggio per turisti.
Il successo del locale lo fa il bilancio tra tutti i fattori in gioco senza ovviamente dimenticare quello forse più importante di tutti e cioè la percezione del cliente tra la qualità del servizio con il prezzo applicato.
Puoi anche aumentare di un euro tutti i prezzi se il valore viene capito, se usi cibi a chilometri zero, di qualità, biologici, devi saperli raccontare e far capire al cliente che quello che compra non è un prodotto industriale, ma il risultato di una lungo lavoro.
Come aprire un take away
In questo capitolo ci riferiamo all’apertura di un take away in Italia, la normativa ovviamente cambia a seconda del paese.
Aprire un take away in Italia significa dover adempiere a tutta una serie di norme valide per tutte le attività dove si somministrano alimenti.
La normativa italiana di riferimento è articolata e complessa, e l’aspirante gestore deve possedere determinati requisiti prima di aprire la sua attività.
Essendo un locale dove si vendono alimenti destinati al consumo umano, il titolare deve essere maggiorenne, non avere un fallimento aziendale alle spalle e avere l’abilitazione Somministrazione alimenti e bevande (Sab), ottenibile frequentando un corso di circa cento ore, a cui segue un esame finale.
In alternativa al corso, è valido aver lavorato come dipendente nel settore della ristorazione per almeno due anni negli ultimi cinque, o possedere un diploma di scuola alberghiera.
Serve inoltre la certificazione Haccp che attesta la conoscenza delle procedure che bisogna rispettare quando si preparano, manipolano e somministrano cibi e bevande.
Per quanto riguarda il locale, ci devono essere innanzitutto i requisiti urbanistici, quali: metratura; sorveglianza esterna per motivi di sicurezza e ordine pubblico; presenza di parcheggi (in alcuni casi obbligatoria e a una distanza prestabilita per legge); condizione acustica.
È poi necessario che l’impianto idrico, l’eventuale canna fumaria, il trattamento rifiuti, l’impianto elettrico siano a norma in base alle specifiche richieste dall’Asl competente che avrà poi il compito di rilasciare l’idoneità sanitaria.
Se è prevista la vendita ambulante, dovrai presentare l’autorizzazione e poi di volta in volta informarti per eventuali occupazioni del suolo pubblico.
A seconda della tipologia di attività puoi prevedere il consumo all’interno del locale, oppure esclusivamente da asporto.
Chi ha i requisiti potrà poi aprire la partita Iva, iscriversi all’Inps, all’Inail per poi presentare la Scia (segnalazione certificata di inizio attività) e iscriversi al registro delle imprese della camera di commercio.
Nelle lungaggini burocratiche devi farti accompagnare dal commercialista, da un consulente del lavoro e da un geometra o architetto per le pratiche urbanistiche.
Quanto costa aprire un take away
Domanda tipica da un milione di dollari che non ha risposta valida per tutti.
Avviare untake away può costare da poche decine di migliaia di euro, fino ad arrivare anche a cifre ben superiori ai 100.000 euro.
La cifra finale dipende ovviamente da dimensioni del locale, ubicazione dello stesso e soprattutto dagli obiettivi aziendali.
Certamente tra le spese da inserire in Business Plan troviamo le attrezzature, l’eventuale messa a norma del locale e l’arredamento.
Non necessariamente bisogna spendere una fortuna per ideare un brand innovativo capace di attirare la curiosità della gente.
Per risparmiare puoi utilizzare materiali riciclati, cucina usata e un po’ di sana creatività.
Avviare un take away: considerazioni finali
Il mondo dei locali con cibo da asporto è un business in continua ricerca e crescita, fatti conoscere nella tua zona, ma poi espandi il marchio.
Fai fiere, sagre, tutte le occasioni sono buone per guadagnare e fare cassa, questo genere di attività ora funzionano e guadagnano, hanno costi fissi bassi e la clientela apprezza sempre di più il cibo veloce e di qualità.
Un take away di successo sa unire i punti e trovare quello che serve al cliente.
Un’ultima cosa, non farmi vedere posate di plastica, piatti di plastica, io e come tutti i clienti ci siamo stancati di contribuire allo sfascio del pianeta 😉
Buon business a tutti.
good post!!