Tra le novità 2025 per le auto aziendali la principale è senza dubbio la cosiddetta stretta sui fringe benefit, approvata con la legge di bilancio e in vigore dal 1° gennaio, che porterà circa un milione di italiani – sono tante secondo alcune stime ufficiali le persone che nel nostro Paese utilizzano un’auto aziendale – a godere di meno benefici fiscali in busta paga. Capiamo meglio di cosa si tratta, come inciderà sul bilancio delle aziende e cosa si può fare a riguardo.
Come funziona il nuovo sistema di calcolo delle aliquote delle auto aziendali
La legge di bilancio 2025 ha cambiato il meccanismo per il calcolo delle aliquote delle auto aziendali. Il sistema precedentemente in vigore prevedeva un coefficiente fiscale diverso a seconda delle emissioni del veicolo, maggiore per le auto che producevano più di 190 g/km di CO2 (per cui era prevista un’aliquota del 60%) in ragione del fatto che inquinavano di più.
Col nuovo sistema a rilevare è, invece, la sola alimentazione del veicolo e non anche le emissioni effettivamente generate. Con questa novità 2025 per le auto aziendali chi guida un qualsiasi veicolo con motore termico è soggetto a un’aliquota del 50%, indipendentemente dalla tipologia di auto e dalla quantità di emissioni di CO2. Salgono rispetto al sistema precedente, al 20%, anche le aliquote per chi guida un veicolo ibrido plug-in. Le auto full electric sono quelle per cui è prevista in caso di uso aziendale l’aliquota più bassa, del 10%.
Gli effetti che il cambio di tassazione avrà sul mercato delle auto aziendali
La ratio teorica del nuovo meccanismo per il calcolo del fringe benefit appare chiara: spingere verso una sempre maggiore adozione di auto elettriche, anche per conformarsi agli standard europei sulle emissioni ed evitare sanzioni.
L’effetto concreto che questa novità avrà, però, sul mercato delle auto aziendali è stata giudicato paradossale e iniquo da molti addetti ai lavori e associazioni di settore.
In questo quadro, infatti, chi ha un’auto benzina, diesel o brida non plug-in e la usa anche per lavoro potrebbe trovarsi a pagare in tasse di più di chi ha un’auto di lusso o una supercar, responsabili di decisamente più emissioni inquinanti.
Anche senza considerare situazioni limite come queste, è da mettere in conto un aumento dell’imponibile pari al 67% annuo che costringerà molte aziende a rivedere le logiche per la formazione delle flotte aziendali.
Alcuni effetti si cominciano già a notare nella flessione registrata per quanto riguarda le nuove immatricolazioni di auto aziendali, con i business e i liberi professionisti italiani che preferiscono rivolgersi a realtà come Yurbanrent.it, specializzate nel noleggio a lungo termine a privati e aziende, alla ricerca di formule più convenienti o per rinnovare i contratti già attivi.
È in particole per quanto riguarda gli ultimi, ossia per i contratti auto aziendali NLT stipulati entro il 31 dicembre 2024 che inizialmente dovevano essere esclusi dalla stretta sui fringe benefit, che il governo si è impegnato a trovare una soluzione diversa da quella attualmente prevista da legge di bilancio e decreto mille proroghe. Le associazioni di categoria spingono per includere tra i veicoli esclusi dal nuovo regime fiscale sulle auto aziendali anche quelli in corso di immatricolazione e di consegna entro giugno 2025, in una mossa che potrebbe dare un po’ di respiro a un settore già per molti versi in crisi come quello del automotive italiano.